“A metà dello strappo sono andato: in cima avevo l’acido lattico che mi usciva dai pochi capelli che mi sono rimasti”.
Il Giro di Matteo Trentin può vedersi riassunto nelle sue parole a caldo nell’intervista post-gara. Un Giro condotto sempre a tutta, dalla prima alla 18esima tappa, che lo ha visto consacrarsi sullo storico traguardo di Pinerolo.
What a day!! This picture is the perfect explanation of why all this could happend. When your… https://t.co/wsGsdVrmTW
— MATTEO TRENTIN (@MATTEOTRENTIN) 26 maggio 2016
Una prima settimana a tutta, cullando in secondo piano anche il sogno della maglia rossa. Consapevole del programmato ritiro di Kittel (che ancor prima di Greipel ha abbandonato il Giro dopo le prime tappe movimentate), ha trovato energie per sprintare in ogni singolo traguardo volante, cogliendo anche qualche discreto piazzamento nelle volate di gruppo, l’ultimo (5°) proprio nel giorno precedente al suo trionfo, nella frazione vinta dal tedesco Kluge.
La squadra prima di tutto, ma un’ambizione personale che non è mai mancata.
L’anno successivo fece di più.

Lavoro di squadra, polivalenza e un’acuta intelligenza tattica. Sono questi i tre elementi che hanno caratterizzato le vittorie e la ancora giovane carriera del corridore veneto, trascinandolo verso il primo trionfo sulle strade della corsa rosa. Una tappa, la Muggiò-Pinerolo, esplosa sulla salita di Pramartino (4,6 km al 10,5%), dove le trainate di Trentin in testa ad una fuga di 24 corridori hanno spianato la strada all’attacco del compagno di squadra della Etixx-Quick Step Gianluca Brambilla e del connazionale della Cannondale Moreno Moser. Scollinati in cima alla salita, all’inseguimento dei due si sono portati con un distacco limitato a circa 30 secondi il tedesco Arndt, il russo Rovny, l’italiano Modolo e lo stesso Trentin, che procedendo del suo passo è riuscito a valicare l’asperità più dura limitando il distacco dagli uomini evasi. Grazie ad una discesa condotta a tutta e al lavoro dei compagni di rincorsa (con cui Trentin non collaborava per la presenza di Brambilla in testa), l’oggi 26enne corridore veneto riesce a disfarsi della compagnia degli altri tre uomini nel muro finale di Principi d’Acaja (450 metri al 14%), rosicchiando metri e secondi alla coppia che intanto si dava battaglia in testa. Arrivato all’ultimo km a pochissimi secondi di distacco e favorito da un Brambilla che, consapevole dell’arrivo del compagno, non collaborava più in testa, per Trentin è partita una volata lunga 400 metri che lo hanno visto sopravanzare a doppia velocità il compagno della Etixx e un beffato quanto sorpreso Moreno Moser, inconscio dell’arrivo incombente del trionfatore di giornata.
Certo, di prestigio forse leggermente inferiore al doppio trionfo al Tour, ma per come è nata.
In questi ultimi kilometri c’è tutto Matteo Trentin. Non è un caso che negli ultimi 5 anni gli unici italiani capaci di vincere nelle strade francesi del Tour siano stati lui e un certo Vincenzo Nibali. Una bella cartolina per la storia di un atleta che veramente ci mette sempre fino all’ultima goccia del sudore che esce da quelli che lui definisce “i suoi pochi capelli”.
Semplicemente. Bravo.