Sono le 5.51 del mattino quando apro il computer. Paolo Nicolai e Daniele Lupo hanno appena perso la finale olimpica di beach volley contro i brasiliani Allison Cerutti ed Oscar Bruno Schmidt. E’ medaglia d’argento. Ma dietro questa sconfitta mi sento quasi in dovere di dedicare qualche parola a questi ragazzi che hanno fatto incollare alla tv migliaia di spettatori nonostante l’orario proibitivo. Fuori inizia a scorgersi l’alba in Italia. E chissà che non sia di buon auspicio di una carriera nella quale questo sia solo il primo di molti trionfi.
Lo scenario è da thriller. Innanzitutto per il tifoso italiano. La sveglia alle 5 è solo per i più temerari, riservato a quelli che il sogno questa notte lo vogliono vivere ad occhi aperti. Molti, come me, non saranno nemmeno esperti di beach volley. Magari saranno tra quelli che questo sport lo seguono solamente una volta ogni quattro anni, quando i Giochi Olimpici rispolverano anche le discipline “minori”. Ma poco importa. Qui si fa la storia. Una coppia italiana gioca per la prima volta una finale olimpica di beach volley.
Nicolai e Lupo non sono però in finale per fare le comparse alla festa brasiliana. Cadono, si rialzano e attaccano, sfidando ad ogni colpo lo strapotere fisico di Allison e la cinicità di Bruno Schmidt, sotto l’incessante boato della bolgia gialloverde. I brasiliani non cedono, ma concedono un break nel momento decisivo del set. 19-18 per gli azzurri. Il bello ed il cattivo tempo dello sport è che spesso ti giochi tutto in un istante. Una giocata sul filo del rasoio che ti tiene in bilico tra vittoria e sconfitta. Bastava un punto per andare al set ball, ma il break, sull’errore di Nicolai, è brasiliano. E il muro invalicabile di Allison consegna ai carioca il primo set. 21-19.
Alla lunga lo strapotere brasiliano viene fuori. Dall’11-8 per gli azzurri la coppia gialloverde si porta sul 14-14, arrivando alla chiave di svolta della partita. Sulla battuta brasiliana gli azzurri non incidono, lasciando a Schmidt la schiacciata del vantaggio. La palla successiva si ferma invece sul muro imponente di Allison. 16-14. Il pubblico alza le mani al cielo ed inizia a mimare il muro del fuoriclasse brasiliano, ululando cori in favore dei propri idoli. Schmidt fa il robot e non sbaglia più un colpo in ricezione, mentre nelle sue schiacciate Allison rimembra il ricordo fresco delle saettate di Zaytsev. Ora ogni goccia di pioggia sembra un macigno che batte sul morale dei nostri portacolori. 19-15. Tentiamo di non mollare, cercando di tenere viva anche l’ultimo residuo di speranza per i nostri sogni dorati. Sul match ball del Brasile teniamo viva una palla impossibile, ma il quarto tocco di Lupo consegna l’Olimpo al Brasile.