SYDNEY, 2000
Tutto nasce dal sogno di un bambino, una bambina in questo caso. Tania Cagnotto arriva ai Giochi Olimpici di Sydney 2000 a 15 anni appena compiuti come la più giovane rappresentante della spedizione italiana. Non ci sono aspettative su di lei, ma c’è più un’aura di curiosità nel vedere come si comporterà la giovane bolzanina figlia di quel Giorgio Cagnotto che per ultimo aveva portato la bandiera italiana su un podio olimpico o mondiale dei tuffi. Negli occhi di Tania non si scorge paura o tensione, ma solamente la felicità e l’innocenza di una bambina che non conosceva ancora il sapore della sconfitta e del fallimento. Il bello era partecipare, visitare il villaggio olimpico e scattare le fotografie agli atleti. Divertirsi.
“Ma dobbiamo gareggiare di fronte a tutta questa gente?” è il pensiero che Tania fa insieme all’amica Maria (Marconi) quando entra nell’Aquatic Center per assistere alla finale dei 200 misti di Massimiliano Rosolino. Parole tanto infantili quanto significative per comprendere un’atleta che per la prima volta si ritrova catapultata in una competizione di livello mondiale. Alle Olimpiadi.
MONTREAL, 2005
I risultati raggiunti da quella giovane ragazza fecero presto ad arrivare sulla bocca di tutti, creando l’immagine di una predestinata. Era lei che doveva riportare l’Italia su un podio internazionale dopo più di vent’anni. Lo straordinario 6° posto sul trampolino 3 metri ai Mondiali di Fukuoka 2001, conquistato a soli 16 anni, iniziò forse a caricare sulle spalle di Tania un peso troppo grande per un’atleta che in fin dei conti era ancora all’inizio della sua carriera.
Presto arrivarono le prime medaglie continentali, ma anche le prime grandi delusioni. Le due finali mancate ai Mondiali di Barcellona 2003 e i due ottavi posti ai Giochi di Atene 2004 (risultato comunque di prestigio) non bastavano. Molti iniziavano già ad etichettarla come eterna promessa. Ma era solo questione di tempo.
Silenzio. Tania sale sul trampolino per il suo doppio salto mortale e mezzo rovesciato carpiato. Il suo tuffo. Nel suo labiale si legge una sorta di countdown. Uno. Due. Tre. Vai! Apnea.
Video: L’ultimo tuffo di Tania ai Mondiali di Montreal 2005
Un tuffo nella storia. Pochi minuti dopo Anna Lindberg totalizzava 71.34 punti nel suo ultimo salto, contro i 78.30 di Tania. E’ medaglia di bronzo. La rabbia, la tensione, la paura e l’adrenalina diventano euforia. E noi – scriveva Claudio Gregori per La Gazzetta dello Sport – flagellati dalla pioggia, ammiravamo la bellezza del miracolo.
ROMA, 2009
“Tania, portami sul podio!”. Erano queste le parole di Francesca Dallapè il 23 luglio 2009. Siamo a Roma, per i Mondiali di casa. Due giorni prima Tania portava a casa la terza medaglia di bronzo mondiale consecutiva dai 3 metri. Montreal 2005, Melbourne 2007 e Roma 2009. Nel mezzo l’Olimpiade di Pechino con un quinto posto dietro ai mostri “sacri” della disciplina: Guo JingJing, Julia Pachalina e Wu Minxia. Non erano ancora i suoi Giochi, come testimoniava anche l’eliminazione in semifinale dalla piattaforma. Arrivò così la decisione di abbandonare i 10 metri, la disciplina che le aveva regalato i suoi primi ori continentali, ma che tante delusioni le aveva dato nelle competizioni internazionali. Era forse il momento di tuffarsi in una nuova avventura.
Dall’ottobre del 2008 per tre volte alla settimana Francesca Dallapè percorreva i 60 chilometri che separano la sua Trento da Bolzano, dove si allenava Tania. Le due erano grandi amiche, ma non avevano mai gareggiato insieme nel sincro. L’affiatamento tra le due fu immediato. Spesso ci vogliono anni per costruire la giusta sinergia che possa portare una coppia di tuffatrici nell’Olimpo dei tuffi sincronizzati mondiali. Ma quando appena 7 mesi dopo Tania e Francesca trionfavano agli Europei di Torino, forse loro per prime si resero conto che nulla era impossibile. E c’erano i Mondiali di casa ad attenderle.
“Pronta?”. “Sì”. “Uno, due, tre!”. Rincorsa e salto. Silenzio. Sullo sfondo uno dei tantissimi tifosi presenti sugli spalti sventolava una bandiera italiana con scritto “Mi sBronzo di Tania”. Ma questa volta la medaglia è d’argento.
LONDRA, 2012
Nell’immaginario comune i tuffi sono una di quelle discipline dove si gareggia per il terzo posto. In questo senso Tania aveva conquistato nella sua carriera il massimo, alle spalle delle più forti trampoliniste cinesi della storia. Nella bacheca della bolzanina manca solo una cosa, quel risultato che non porta il tuo nome solo nella storia, ma lo eleva a leggenda. La medaglia olimpica.
Ai Giochi di Londra 2012 l’obiettivo è solo uno. Salire su quel podio che già per tre volte le era sfuggito, ma con la consapevolezza di non essere ancora pronta all’epoca.
Doveva essere la sua Olimpiade.
Il 29 luglio 2012 Tania sale con Francesca Dallapè sul trampolino per la gara del sincro. Dopo i primi tre salti la classifica è tiratissima. In 6 punti si trovano nell’ordine Stati Uniti, Italia e Canada, dietro all’irraggiungibile Cina. Tania e Francesca sono le prime a presentarsi sul trampolino per il quarto tuffo.
“Cosa fa davvero paura ad un’atleta?”. “La paura di non raggiungere gli obiettivi dopo tanto lavoro e dopo tanti sacrifici”.
Le due tuffatrici azzurre sporcano il tuffo, finendo leggermente abbondanti. Non c’è sincronia. Il voto più basso è un 6.5, ma il punteggio di 63.90 è sufficiente per permettere alle canadesi di passare davanti. L’ultimo tuffo è buono, ma la beffa è servita. Il terzo posto sfugge di 2 punti. Quarte. Quattro anni buttati per due punti è il primo pensiero. “Perdere una medaglia così fa male”, le parole amare.

Foto: L’amarezza di Tania Cagnotto e Francesca Dallapè dopo il 4° posto a Londra.
Una settimana dopo Tania è nuovamente sul trampolino per la gara individuale. In semifinale aveva realizzato il suo record personale di punti in 362.10, mettendosi perfino alle spalle la giovane cinese He Zi. Negli occhi di milioni di italiani di fronte alla tv la speranza di cancellare le lacrime del sincro e di vedere realizzato il sogno più grande di quell’atleta che tanto li aveva fatti emozionare. Il primo tuffo è perfetto, ma nei tre salti successivi Tania perde quell’eleganza che l’aveva contraddistinta nei giorni precedenti. L’atleta azzurra scende dal secondo al quinto posto. Prima dell’ultimo turno di rotazione ci sono 1.70 punti a separarla dal bronzo virtuale. Ad occupare provvisoriamente quella piazza Laura Sanchez, la 26enne messicana che prima di allora non era mai salita un un podio internazionale. Tania aveva il suo tuffo per ultimo, quel doppio e mezzo rovesciato carpiato che tante volte l’aveva portata su quel gradino del podio tanto ambito. Ma non questa volta.
Video: L’ultimo tuffo di Tania ai Giochi di Londra 2012.
Il podio le sfugge per 20 centesimi di punto. Tania migliora ancora il suo record personale, ma 362.20 punti non bastano per scalzare la messicana da quel bronzo che tante volte era stato suo in passato. E’ il secondo quarto posto.
Incredulità. Silenzio. Dolore e lacrime. Non c’è rabbia. C’è solo il fallimento totale di quattro anni di lavoro e l’incapacità di guardare avanti, a quell’eventuale Olimpiade di Rio quando l’anagrafe segnerà 31 anni. Tanti, per una tuffatrice. “Ora basta, sono contenta della mia carriera, oggi sono delusa, ma ho avuto anche un sacco di soddisfazioni. Adesso sto male, ma è anche tanta la tensione. Avrei pianto con qualsiasi risultato, devo scaricarmi. I Giochi non fanno per me, questo era il mio sogno, ma la vita è un’altra”. Parole che sembrano i titoli di coda di un film finito nel peggiore dei modi.
RIO, 2016
Esattamente 4 anni e due giorni dopo, però, quel film avrà un seguito. Il 6 agosto 2016 Tania Cagnotto e Francesca Dallapè si presentano sul trampolino per la gara olimpica del sincro 3 metri. Da Londra a Rio con l’obiettivo di conquistare una medaglia tanto ambita quanto ormai maledetta.
L’ultima occasione, dopo un quadriennio che dalla cocente delusione dei Giochi britannici l’ha vista rialzarsi e andarsi a prendere tre medaglie ai Campionati Mondiali di Kazan 2015, tra cui lo storico oro davanti alle cinesi nel trampolino da un metro. Sul podio russo le lacrime di chi ha dato tutto ad una disciplina che tre anni prima l’aveva fatta cadere in uno di quegli incubi dai quali è difficile rialzarsi. Lacrime di gioia.
“Stanotte ho pensato che era nel destino, che se ne va per strade assurde”.
Alla fine sarà medaglia d’argento. La prima medaglia dei tuffi italiani 36 anni dopo quella di papà Giorgio. La prima in assoluto al femminile. Nell’ultimo tuffo della loro carriera insieme Tania e Francesca raccolgono il successo più importante, con un destino beffardo che questa volta consegna il quarto posto proprio alle canadesi. E’ l’argento della liberazione, perché un errore avrebbe compromesso anche la gara di Francesca, l’amica di una vita che non avrebbe partecipato all’individuale. L’amica che l’aveva aiutata a rialzarsi e a reagire dopo le lacrime di Londra. L’amica che alla fine di tutto questo l’accompagnerà all’altare. Il primo abbraccio è per lei.
Abbracciamoci e RT tutti la coppia d’argento a #Rio2016 @TCagnotto–@fradallape!!! #italiateam @FINOfficial_ #diving pic.twitter.com/AOTEuF1FQ1
— ItaliaTeam (@ItaliaTeam_it) 7 agosto 2016
Cinque tuffi alla fine. Davanti l’ultimo obiettivo di una carriera unica, quel bronzo che di un niente le era sfuggito quattro anni prima. La prima avversaria è Jennifer Abel. L’atleta con la quale Tania condivide una profonda amicizia dopo otto anni trascorsi insieme a gareggiare nelle piscine di tutto il mondo. L’atleta che nelle qualificazioni aveva realizzato 373.00 punti, un risultato mai raggiunto dalla bolzanina, ma che sotto pressione un anno prima aveva sbagliato l’ultimo tuffo ai Mondiali, regalandole la medaglia di bronzo.
Foto: Tania Cagnotto e Jennifer Abel durante le World Series 2016
Un tuffo che sa di beffa. Di legno. Quattro anni dopo ad un salto dalla fine Tania si ritrova ancora fuori dal podio, ma questa volta i punti da recuperare sono più di 6. Le resta l’ultimo tuffo. L’ultimo tuffo di una carriera stellare che comunque andrà passerà alla leggenda. Il suo tuffo. Quel doppio e mezzo indietro che tante soddisfazioni le aveva dato, ma che a Londra l’aveva fatta precipitare in quel tunnel dal quale rialzarsi era stato tremendamente difficile. Questa volta, però, non c’è pressione. In camera c’è già l’argento conquistato con Francesca, sugli spalti a tifare per lei. Adesso c’è solo la voglia di godersi per l’ultima volta quell’ambiente che per 16 anni era stato la sua casa. Sempre sotto gli occhi di papà Giorgio.
“Il destino se ne va per strade assurde”, diceva Tania. Aveva ragione.
Video: L’ultimo tuffo di Tania Cagnotto. (Immagini Rai)
Foto: L’abbraccio tra Giorgio e Tania Cagnotto con Jennifer Abel dopo la conquista del bronzo.
Foto: Tania Cagnotto sul podio dei Giochi di Rio 2016.