Il 29 marzo 2015 doveva essere la data zero. Il punto di partenza per un ritorno al vertice tanto inseguito, quanto sbandierato. Perché mentre Sebastian Vettel trionfava sotto la bandiera a scacchi sul circuito di Kuala Lumpur, tutti, dirigenza inclusa, sono stati pronti a salire sul carro. “Siamo tornati”. Due parole che oggi pesano come macigni sui cuori dei ferraristi che assistevano a quello spettacolo. Una Ferrari davanti alla due Mercedes.
Serve fare tabula rasa. Sul fronte motoristico la stagione 2016 ha certificato un sostanziale livellamento sulle prestazioni dei propulsori ibridi. La Ferrari ha di fatto praticamente raggiunto i picchi di velocità delle Mercedes, parallelamente ad una Renault che con gli ultimi aggiornamenti ha dimostrato di poter tener testa ai suoi rivali anche sul dritto. Il problema del Cavallino Rampante va a focalizzarsi perciò su quello sviluppo tecnico-aerodinamico del telaio che non ha saputo reggere i ritmi dei principali contendenti per il titolo. Certo, i problemi familiari dell’ex dt James Allison hanno influito non poco su questo versante, ma questo non può essere più sbandierato come scusa ad un fallimento che, statistiche alla mano, ha dell’imbarazzante. Lo scorso anno la Ferrari di Vettel trionfò a Kuala Lumpur con più di un giro di vantaggio sulla Red Bull di Ricciardo, lo stesso che domenica ha preceduto di 28 secondi la rossa di Raikkonen sul tracciato malese. Un’involuzione di più di 2 minuti nei confronti di una diretta contendente per il titolo, rafforzata dal terzo posto di Rosberg, che ha saputo rimontare il pilota finlandese ripartendo dal fondo del gruppo dopo il tamponamento di Vettel.
Il fumo della Malesia potrebbe giocare un ruolo importante in questo senso per Lewis Hamilton. Perché in quel “NO! NO! NO!” che sovrastava il rumore del propulsore in fiamme, risiede tutta la frustrazione di un pilota che sta vivendo il momento più delicato della sua carriera. Per la seconda volta da quando nel 2007 è arrivato in Formula 1, infatti, il pilota inglese sta rischiando concretamente, anche per colpe non sue, di concludere la stagione alle spalle del proprio compagno di squadra. Un fatto che, nel caso di Nico Rosberg, significa perdere il titolo mondiale. A cinque le gare dal termine, Lewis è chiamato all’impresa più ardua della sua carriera, rimontare quei 23 punti che lo separano dal Rosberg più veloce (e costante) di sempre. Un’autentica rincorsa che se si concretizzasse potrebbe saturare la fame del pilota inglese che, sull’onda delle continue tensioni con i vertici Mercedes, potrebbe decidere di ripartire da zero, da quell’obiettivo che i più forti piloti dell’ultimo decennio hanno fallito. Salendo su quell’ipotetico sedile vacante nel 2018…