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Anno zero

October 4, 2016 by matteoscalco Leave a Comment

Il 29 marzo 2015 doveva essere la data zero. Il punto di partenza per un ritorno al vertice tanto inseguito, quanto sbandierato. Perché mentre Sebastian Vettel trionfava sotto la bandiera a scacchi sul circuito di Kuala Lumpur, tutti, dirigenza inclusa, sono stati pronti a salire sul carro. “Siamo tornati”. Due parole che oggi pesano come macigni sui cuori dei ferraristi che assistevano a quello spettacolo. Una Ferrari davanti alla due Mercedes.

 Foto: Lo scontro al via tra Nico Rosberg e Sebastian Vettel.

 

Da quella vittoria fu breve e semplice il passo che portò a parlare di titolo mondiale. Una speranza che si rivelò realisticamente illusoria, comprensibilmente ad un anno che era stato etichettato come transitorio. L’obiettivo era il 2016, l’annata che avrebbe dovuto riportare quasi certamente la Ferrari su quel posto che le sfugge dal biennio 2007-2008. Ma quanto successo al Gran Premio di Malesia mette il punto fine a questa parentesi, ad ogni residua speranza di vedere una rossa tagliare il traguardo per prima nell’immediato futuro.

Serve fare tabula rasa. Sul fronte motoristico la stagione 2016 ha certificato un sostanziale livellamento sulle prestazioni dei propulsori ibridi. La Ferrari ha di fatto praticamente raggiunto i picchi di velocità delle Mercedes, parallelamente ad una Renault che con gli ultimi aggiornamenti ha dimostrato di poter tener testa ai suoi rivali anche sul dritto. Il problema del Cavallino Rampante va a focalizzarsi perciò su quello sviluppo tecnico-aerodinamico del telaio che non ha saputo reggere i ritmi dei principali contendenti per il titolo. Certo, i problemi familiari dell’ex dt James Allison hanno influito non poco su questo versante, ma questo non può essere più sbandierato come scusa ad un fallimento che, statistiche alla mano, ha dell’imbarazzante. Lo scorso anno la Ferrari di Vettel trionfò a Kuala Lumpur con più di un giro di vantaggio sulla Red Bull di Ricciardo, lo stesso che domenica ha preceduto di 28 secondi la rossa di Raikkonen sul tracciato malese. Un’involuzione di più di 2 minuti nei confronti di una diretta contendente per il titolo, rafforzata dal terzo posto di Rosberg, che ha saputo rimontare il pilota finlandese ripartendo dal fondo del gruppo dopo il tamponamento di Vettel.

 Foto: Daniel Ricciardo festeggia sul podio il trionfo al Gran Premio della Malesia

 

Un Vettel che più di ogni altro rappresenta l’incarnazione dell’atmosfera nella casa di Maranello. Dopo una prima stagione in rosso oltre le più rosee aspettative, il pilota tedesco sembra aver perso quella lucidità che, dal punto di vista psicologico, era stato uno dei suoi punti forti nei suoi anni vincenti alla Red Bull. L’errore in partenza può capitare anche ai grandi campioni, ma se questo arriva dopo un periodo di più bassi che alti (come le parziali responsabilità nell’incidente al via di Spa), è inevitabile che il pilota tedesco possa essere messo sul banco degli imputati. Nello scenario finale che porta alla fine della stagione Vettel è chiamato a dare una risposta alle critiche del circolo mediatico, in particolar modo nel confronto diretto con Raikkonen, attualmente nel momento migliore della sua seconda vita in Ferrari. Se verosimilmente, infatti, la prossima sarà l’ultima stagione in rosso del finlandese, una clamorosa involuzione di Vettel potrebbe portare il presidente Marchionne a considerare un profilo di primo piano per riportare la Ferrari al vertice dal 2018, passando per un 2017 che assume giorno dopo giorno il sapere di un nuovo anno zero.

Il fumo della Malesia potrebbe giocare un ruolo importante in questo senso per Lewis Hamilton. Perché in quel “NO! NO! NO!” che sovrastava il rumore del propulsore in fiamme, risiede tutta la frustrazione di un pilota che sta vivendo il momento più delicato della sua carriera. Per la seconda volta da quando nel 2007 è arrivato in Formula 1, infatti, il pilota inglese sta rischiando concretamente, anche per colpe non sue, di concludere la stagione alle spalle del proprio compagno di squadra. Un fatto che, nel caso di Nico Rosberg, significa perdere il titolo mondiale. A cinque le gare dal termine, Lewis è chiamato all’impresa più ardua della sua carriera, rimontare quei 23 punti che lo separano dal Rosberg più veloce (e costante) di sempre. Un’autentica rincorsa che se si concretizzasse potrebbe saturare la fame del pilota inglese che, sull’onda delle continue tensioni con i vertici Mercedes, potrebbe decidere di ripartire da zero, da quell’obiettivo che i più forti piloti dell’ultimo decennio hanno fallito. Salendo su quell’ipotetico sedile vacante nel 2018…

 Foto: Lewis Hamilton abbandona il tracciato dopo la rottura del propulsore della sua Mercedes.

 

Filed Under: Formula1 Tagged With: Ferrari, Formula1, Hamilton, Mercedes, Raikkonen, Ricciardo, Rosberg, Vettel

L’emozione più bella

September 4, 2016 by matteoscalco Leave a Comment

Onda Rossa. I giornali utilizzavano queste semplici parole per celebrare la vittoria di Fernando Alonso in Ferrari a Monza nel 2010. Quattro sillabe per tentare di concretizzare quell’emozione. Quel brivido unico che non può mancare nella carriera di un campione. Quel brivido di un pubblico che ti eleva a leggenda.

Forse è per questo che alla vittoria di Nico Rosberg nel Gran Premio d’Italia manca qualcosa. Quel vuoto che che aleggia nell’aria quando sul gradino più alto del podio non c’è un pilota vestito di rosso. Quando non c’è il pilota che ha saputo conquistare quei tifosi. Quelli che ti fischiano quando sollevi la coppa, ma che poi non esitano a cantare a squarciagola con te anche se non indossi i loro colori. Quell’emozione te la devi conquistare. Con quel rosso che è anche quello delle migliaia di cuori che urlano sotto di te.

 Foto: L’onda di tifosi sotto il podio di Monza.

 

Alonso definì quella vittoria a Monza la più bella della sua carriera. E lo spettacolo visto oggi nell’autodromo milanese non può che farci capire quella fine linea di amarezza sul sorriso di Sebastian Vettel, giunto terzo al traguardo. Perché Sebastian ha scelto di vestire il rosso Ferrari per inseguire un sogno che è anche quello di quei tifosi. Per vivere quell’emozione che è l’essenza di questo sport. E in una gara avara di emozioni, sono proprio quei tifosi che tutti definiscono “i più belli del mondo” ad essere lo spettacolo.

“E’ stato il massimo” ha commentato Vettel via radio dopo il traguardo. Il massimo per una Ferrari impotente rispetto ad una Mercedes protagonista della solita puntata di un Mondiale che attende (speriamo!) un finale thrilling tra Hamilton e Rosberg. Un fallimento per la scuderia di Maranello certificato anche da un Marchionne che ha definitivamente spostato le ambizioni del cavallino sulla prossima stagione. Sperando di regalare quell’emozione che da quasi 10 anni l’onda rossa ancora aspetta.

 Foto: L’esultanza di Nico Rosberg dopo la vittoria nel GP d’Italia.

 

Un’emozione che spostando l’orologio di due ore avanti possiamo vedere negli occhi di Maverick Viñales. Perché a quegli intrepidi tifosi assopiti sul divano dal monologo domenicale della Mercedes, la MotoGP ha regalato quello spettacolo da cardiopalma che da qualche gara mancava al circus motociclistico. Viñales conquista la sua prima vittoria in carriera nel Motomindiale, trionfando in solitaria sul circuito di Silverstone. Una gara “alla Lorenzo” si potrebbe definire, con lo spagnolo che in condizioni di asfalto freddo e poco testato dai piloti, mette in scena quella fuga che riporta la Suzuki sul gradino più altro del podio dopo 9 anni.

 Foto: Viñales festeggia sul podio di Silverstone la sua prima vittoria in MotoGP.

 

Dietro alla favola Viñales, però, Marquez, Rossi, Crutchlow e Iannone mettono in scena una sequenza di duelli che valgono il prezzo del biglietto. Un’autentica battaglia che vede uscire vincitore il “Revenant” Crutchlow che tra le curve maliziose del tracciato di casa regola in un duello da “Don’t try this at home” un Marquez riemerso dal suo profilo di ragioniere dopo i diluvi di metà stagione. “Ha regnato l’ignoranza” sentenzia in modo divertito Valentino Rossi. Il pilota di Tavullia esce da Silverstone rinvigorito da un podio adrenalinico dopo un duello da straccio di licenza con lo stesso Marquez, recuperando 3 punti che valgono poco in un Mondiale che sembra sempre più in mano allo spagnolo.

Una gara pazza che apre uno scenario spettacolare per il Gran Premio di Misano. Perché in un circuito a lui favorevole, dove si attendono finalmente condizioni di gara “standard”, Rossi avrà una fondamentale occasione per provare a riaprire il Mondiale, contro un Marquez nuovamente agguerrito dopo il quarto posto britannico. Ci si appresta ad affrontare un punto di svolta cruciale per la stagione, attendendo anche le risposte di un Lorenzo ancora una volta inesistente e di una Ducati nuovamente tradita dall’eccessiva foga di Iannone, senza dimenticare gli arrembanti Viñales e Crtuchlow. Il tutto in un contesto che ancora una volta ha regalato emozioni e spettacolo a non finire, portando alla vittoria il settimo pilota diverso negli ultimi sette Gran Premi. Con buona pace della Formula 1…

 

Filed Under: Formula1, MotoGP Tagged With: Crutchlow, Ferrari, Formula1, Marquez, Mercedes, MotoGP, Rosberg, Rossi, Vettel, Viñales

Circus belga

August 28, 2016 by matteoscalco Leave a Comment

Puoi metterci Hamilton e Alonso in ultima fila. Puoi metterci una prima curva da thriller. Puoi metterci safety car e virtual safety car. Ma se cambiamo l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Nico Rosberg trionfa nel Gran Premio del Belgio, portando la sua Mercedes in testa dal primo all’ultimo giro. 44 giri di dominio indiscusso ed immacolato, che per la 12esima volta in tredici gare porta le Frecce d’Argento del gradino più alto del podio.

 Foto: Nico Rosberg festeggia sul podio dopo il trionfo nel Gran Premio del Belgio.

 

Solita storia. Solito monologo. Eppure se riavvolgiamo l’orologio di 24 ore, le premesse del Gran Premio di Spa sembravano radicare nei cuori dei tifosi una sceneggiatura completamente diversa. Doveva essere la gara del declino di una Mercedes in crisi con le gomme e dell’arrembaggio di una Ferrari alla ricerca di quella vittoria che avrebbe portato quell’ondata di freschezza ad un ambiente con il morale sotto terra. Invece è stato il Gran Premio di Rosberg e, soprattutto, di Verstappen, che dopo la prima curva ha voluto mettere la parola fine alla lotta per il podio.

Una curva. E’ infatti quantificabile in secondi la durata dell’euforia dei tanti tifosi Ferrari che si erano seduti sul divano nell’ultima domenica d’agosto per inseguire quella vittoria tanto desiderata. Perché dopo la partenza sprint di Vettel e Raikkonen ai danni di un Verstappen impiantato sullo scatto, si potevano aprire le più rosee aspettative per i piloti ferraristi. Due furie rosse all’inseguimento di quella Mercedes che solamente a Barcellona era stata così vicina. Ma il 18enne olandese della Red Bull non si è dato per vinto, andando ad approcciare quella partenza tipica dei videogiochi, quando per guadagnare il massimo numero di posizioni ci si butta all’interno senza preoccuparsi delle possibili conseguenze per gli altri. Il problema è che qui non si può ricominciare.

 Foto: La Ferrari di Kimi Raikkonen dopo lo scontro al via con Max Verstappen.

 

Legale? Sì, perché se è vero che la manovra è al limite, Verstappen sfrutta effettivamente quello spazio lasciato imprudentemente libero da Raikkonen, finendo poi al contatto con il finlandese quando Vettel incrocia maliziosamente la traiettoria. Genio? No, perché in una gara di 44 giri nel circuito che più di ogni altro lascia spazio a sorpassi non si può buttar via tutto alla prima curva. Indipendentemente da quanto successo nei secondi successivi alla partenza, però, non si può non approcciare una riflessione sul pilota olandese. E’ giovane e ha un talento cristallino ancora inespresso nel suo completo potenziale, ma la foga espressa nei successivi tentativi di sorpasso di Raikkonen fa tremare quell’asticella che separa il genio dalla pazzia. Manovre da circo che mettono in mostra come il circus della Formula 1 stia puntando e rischiando in maniera eccessiva sulle acrobazie del pilota olandese, portandoci alla principale riflessione che ci lascia in eredità il Gran Premio belga.

Verstappen è senza dubbio il volto del futuro della Formula 1. Il profilo che incarna quello spirito di spettacolarità che da anni questo sport sta disperatamente cercando. E’ quel tipico personaggio che sa divertire, emozionare ed arrabbiare, tenendoci incollati sullo schermo per vedere se ne combinerà un’altra delle sue. Ed oggi, nella Formula 1 che trova come a Spa la sua massima espressione nel sorpasso con il DRS, l’automobilismo ha bisogno di lui. Ma non in questo modo. Perché un conto è cercare una manovra azzardata alla prima curva, ma un altro è cambiare traiettoria volontariamente ai 300 km/h per danneggiare un avversario. Soprattutto dopo lo spaventoso incidente capitato a Magnussen sull’Eau Rouge-Raidillon. “It’s fu**ing ridicolulous!” ha commentato Raikkonen via radio. E’ ridicolo, come è ridicolo dare 60 posizioni di penalità sulla griglia a chi cambia il motore, ma non accennare nemmeno il regime di investigazione per chi mette a rischio l’incolumità di chi siede sugli altri abitacoli. Mettendo in dubbio tutta l’oggettività del sistema.

 Foto: Max Verstappen ai box prima del via del Gran Premio del Belgio

 

Per la cronaca alla fine Hamilton ed Alonso, partiti ultimi, sono arrivati rispettivamente in 3° e 7° posizione, mentre Verstappen ha tagliato il traguardo 11esimo. Per diventare campioni, evidentemente, bisogna imparare dai campioni.

Filed Under: Formula1 Tagged With: Alonso, Ferrari, Formula1, Hamilton, Mercedes, Raikkonen, Red Bull, Rosberg, Verstappen, Vettel

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